Ricorre quest’anno il primo centenario della presenza a Colloredo di Prato della statua della Madonna del Rosario, venerata nella Chiesa Parrocchiale.
Era, infatti, il 1909 quando il parroco don Giuseppe Polentarutti, interprete ed esecutore della volontà dei parrocchiani, acquistò da una rinomata ditta di Ortisei, in Val Gardena, la statua della Vergine con Bambino collocata ora nella nicchia nella parte sinistra della navata.
Il curato prese contatto con la premiata ditta di scultura in legno Ferdinando Demez già nel mese di aprile dando poi indicazioni sulle caratteristiche della statua. Ottenuto il preventivo chiese uno sconto sul prezzo ritenuto eccessivo rispetto a quando indicato nel catalogo (L. 320). In luglio venne trovato un accordo e, quindi, fu data conferma dell’ordine con consegna il 20 settembre: l’altezza della statua doveva essere di 155 cm e il prezzo concordato 410 lire, franco stazione ferroviaria di Udine.
Ai primi di settembre la ditta Demez informò il parroco che era stato portato a termine l’intaglio della statua e stavano provvedendo alla sua pittura che don Polentarutti aveva raccomandato fosse eseguita con cura anche nella parte posteriore perché la sacra immagine avrebbe dovuto essere portata in processione. L’artista garantiva che “La Madonna è bella, di sua soddisfazione”.
Nelle memorie della Parrocchia risulta che don Polentarutti, che era giunto a Colloredo nel 1904, fece fronte alla spesa (ammontante complessivamente a 450 lire) grazie al legato testamentario del parrocchiano Pietro Zilli fù Pietro.
La Beata Vergine del Rosario venne insediata il 26 settembre 1909, anniversario della dedicazione della Chiesa parrocchiale. La cerimonia fu particolarmente solenne e per la benedizione della statua e per il discorso celebrativo fu invitato il prof. Mons. Luigi Paulini, insegnante di teologia morale nel Seminario arcivescovile.
Nello stesso giorno, insieme alla benedizione della statua, furono inaugurate la bussola d’ingresso, realizzata dal falegname Raimondo Della Mora e la scala in ghisa per l’accesso in cantoria, opera della ditta Broili.
L’anno prima la Vicinia e la Fabbriceria avevano provveduto alla realizzazione della nicchia per la collocazione dell’immagine della Madonna (precedentemente conservata “nella soffitta della scuola vecchia”), coprendo la spesa (L. 670,70) con il ricavato dell’estrazione della ghiaia da parte della popolazione. I capi famiglia di Colloredo, organizzati nella Vicinia, avevano, infatti, vinto l’appalto indetto dal Comune per l’inghiaiamento delle strade del paese. Era questa un’usanza ormai consolidata che, unita ai proventi derivanti dalla “vendita dell’erba e della foglia” di gelso, ha consentito nei vari anni diversi interventi per abbellire la Chiesa, per il mantenimento del cappellano e per far fronte alle spese della parrocchia.
G.C. (dal Bollettino Parrocchiale di Colloredo di Prato – Dicembre 2009)