Il termine deriva dal latino coryletum, derivante da corylus (corylus avellana) “nocciolo” con il collettivo che porta a finire in –eto, poi –edo, a causa della venetizzazione del termine, come non è avvenuto invece per corileto (=noccioleto) e noceto, così come vigneto, pioppeto, meleto, sterpeto, ecc.
Il nostro Paese ha poi acquisito l’aggiunta “di Prato” già fin dal XIV sec., scelta perché i prati dominavano il paesaggio, volutamente creato, mantenuto e curato dall’uomo per nutrire gli animali ruminanti.
Lo studio completo si trova nell'allegato (vedi).
Con quanto qui sopra esposto, risulta evidente la caratteristica originale ed originaria del territorio di Colloredo di Prato che andrebbe salvaguardata e valorizzata promovendo il prodotto come tipicità propria e dei suoi derivati.
Feliciano Della Mora