Colorêt, deriva dal latino coryletum da corylus (corylus avellana) “nocciolo”.
Ma in un momento imprecisato ci si è dimenticati di corylus, divenuto nel frattempo “colorus” ed è stato adottato noglâr, da nôle, il nome del frutto che è pur sempre un diminutivo, probabilmente da “nucula” ( “nocciola”).
I collettivi di piante, tuttavia, finiscono in –eto; ma la terminazione di Colloredo finisce in –edo anziché in –eto a causa della venetizzazione del termine, come non è avvenuto invece per corileto (=noccioleto) e noceto, così come vigneto, pioppeto, meleto, sterpeto, ecc.
Colloredo inoltre ha acquisito l’aggiunta “di Prato” già fin dal Trecento: in un documento udinese, infatti, del 1334 viene ricordato un certo “Philippo condam Petri de Coloreto de Prato”.
a. 1300 ca. in Coloreto (CST 67);
a. 1350 massarium de Coloreto de Prato (BD 3670);
a. 1422 Villa Colloredi de Prato (FJo 298 5);
a. 1557 Colloret di Prat Villa Commune (ALFABETICA FRIULI);
A. 1635 Colloreto di Prato sotto li possessori dei Masi di detta villa (MARCHETTANO 1635:79);
aa. 1765-1766 Colloredo di Prado con Casamatta (CORGNALI 1930: 94);
a. 1805 Colloredo (KK D: 647);
a. 1871 Colorèd di Pràd (PIRONA 1871: 595);
a. 1925 Colloredo di Prato, Coloret di Prat (MARINELLI O - PELLIS 1925);
a. 1962 Colloredo di Prato (IGM 25VS Basil).
Bibliografia:
Franco Sguerzi, Colloredo di Prato, Udine, Campanotto Editore, 1991.